“Vecchi muri, che nel tempo si modificanoesprimendo tutto il loro
fascino, la loro storia fatta
dagli uomini, tracce di contatti anche casuali…”.
Così Roberto Cozzi racconta la sua pittura: una
carica espressiva inquietante per via di quel mix
di elementi arcani, di simboli, di memorie
affioranti nel magma di una tecnica mista che si
avvale di una materia di fondo molto simile
all’affresco.
Cozzi è partito da una figuralità più tradizionale
per raggiungere, attraverso una ricerca costante
e approfondita, l’attuale intensa interpretazione
cromatico-materica entro la quale, con grande
sensibilità, l’artista reinventa (sono parole sue)
“forme e segni della natura o lasciati dall’uomo”.
Nel solco della storica grandiosa esperienza
dell’Informale europeo, le opere di Roberto
Cozzi manifestano i tanti segnali di precarietà
nell’intricarsi, a volte drammatico,
dell’esistenzialità.
Vi si riflettono tensioni, ironie,
immaginazioni senza limiti, entro cui il dato figurale
viene metabolizzato nella variabilità del segno,
del colore e nello stratificarsi della materia.
E’ questa la ricerca di Mirko Cervini,
molto individualizzata nel colore, per una
sperimentazione di tecniche varie nella materia
(acrilico, smalti industriali a volte con aggiunte
polimateriche e recentemente con inserimenti di
foto) in cui si svela, in una forte suggestione, la
volontà di imprimere una controllata dimensione
gestuale all’opera.
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