“Le cose sono unite da legami indivisibili: non sipuò cogliere un fiore
senza turbare una stella.”
Dalla pregnante frase di Albert Einstein che
unisce la terra al cielo, frase che Lorenzo Maria
Dariol definisce “la mia preferita”, si può iniziare a
comprendere la pittura del giovane artista, una
forte confessione interiore, immersa in un mondo
di simboli enigmatici, talvolta idilliaci, più spesso
oscuri e fagocitanti.
Un’arte surreale, la sua, costruita sulla metafora,
da cogliere in molti particolari; un’arte che
proietta dentro un universo apparentemente
caotico, strabordante di ossessioni e desideri.
Facile è richiamare Salvador Dalì o alludere
addirittura a Hieronymus
Bosch.
Il giovane artista, classe 1983, ha frequentato i
corsi con Mario
Botta alla facoltà di Architettura
a Mendrisio, inseguendo poi la passione per la
pittura, la poesia e soprattutto il disegno.
La sua
ricerca da autodidatta è partita dal 1995; Dariol
ha il coraggio di riportare sulla tela o sulla carta
la sua interiorità con gli spasmi dell’inconscio, in
una dimensione alchemica densa di allucinazioni,
come nel suo coinvolgente libro intitolato
“Onirica”.
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