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  MOSTRE D'ARTE  

COLOMBO

   

 

 
SERGIO COLOMBO
Sulle antiche "ferrate"
a cura di Fabrizia Buzio Negri
RANCO - MUSEO OGLIARI (e altre sedi successive)
luglio /agosto 1998
testi in catalogo: Fabrizia Buzio Negri e Francesco Ogliari
Catalogo: Edizioni P.L.V., Daverio (Va), 1998

 

TRA STORIA E IMMAGINAZIONE I TRENI D'ARTISTA
L'arte che documenta. L'arte che interpreta. Undici tele di Sergio Colombo sulla dimensione di un mito, quello delle antiche strade ferrate. Nell'atto artistico, le coordinate spazio-tempo non appaiono più tanto lontane, bensì concentrano realtà diversamente distanti in un 'unicum' inestricabile e affascinante di memorie.
Colombo è uno spirito libero, inquieto, che indaga tra le cose per amore delle loro segrete verità, ma non con finalità a sè stanti. La formulazione della sua arte riflette gli echi di una sensibilissima personalità dove disciogliere quella energia vitale che ricuce tutti i possibili rapporti, con gli esseri umani e con la natura. Nel disordinato porsi di molte valenze artistiche attuali, si anima il suo sforzo creativo che investe quanto lo circonda e su cui Colombo pone il proprio sigillo stilistico, con semplicità e con quella grande versatilità per la pittura che ha connotato il suo cammino d'artista fino da quel lontano 1948, la datazione della prima precoce opera. E il gesto pittorico riprende ogni volta le ali, a esprimere gli inconoscibili misteri dell'esistere dell'uomo.
La sequenza dei dipinti "Sulle antiche 'ferrate' " è stata ispirata dalla straordinaria, inesauribile raccolta sistemata nel Museo Europeo dei Trasporti di Ranco,amorosamente messa insieme con una lucidità altrettanto straordinaria dall'enciclopedico sapere del prof. Francesco Ogliari. Il treno.
"Un bello e orribile / mostro si sferra, / corre gli oceani, / corre la terra: // corrusco e fumido / come i vulcani, / i monti supera, / divora i piani; // sorvola i baratri; / poi si nasconde / per gli antri incogniti, / per vie profonde: // ed esce, e indomito / di lido in lido / come di turbine / manda il suo grido, // come di turbine / l'alito spande; / ei passa, o popoli, / Satana il grande." canta il Carducci nei versi di " A Satana".
Pur nella costrizione del tema e nell'esattezza storica, nel ciclo dedicato alle strade ferrate del passato prevale il raccontare libero dell'artista. Il quale ha scelto un 'assemblage' di elementi, il cui fulcro è la presenza visiva del treno. Quel treno che ha popolato la fervida fantasia di piccoli e grandi, il cui solo apparire suscita immediata meraviglia e induce il fascino dell'ignoto.
Colombo ha voluto registrare, per la sua memoria e per dare nutrimento alla nostra immaginazione, eventi tanto importanti riguardanti le 'ferrate' d'epoca. E lo ha fatto con il suo stile inconfondibile, in presa diretta come in dissolvenze cinematografiche, nella precisione esecutiva e insieme nella vivacità coloristica che gli è propria.
Il treno e il pittore. Lungo il cammino del viaggio; lungo il percorso della Storia.
La prima impressione visiva di tali opere è da affiche d'epoca, capace di accogliere i frammenti di una ricerca utile all'esemplificazione storica.
L'artista ha tenuto conto di fonti iconografiche documentate. Elaborandole in una interazione fantastica, ha lasciato emergere con forza e chiarezza la specificità del documento che può offrire anche l'opera d'arte.
Gli episodi scelti a illuminare le tematiche prescelte sono oltremodo evocanti: sul filo sottile del tempo, non rientrano in una versione connessa a qualsivoglia agiografia. Non si può 'leggere' questa nuova serie di dipinti di Sergio Colombo senza passare attraverso il lavoro precedente.
Come sempre, la tela si tramuta in un campo di forze che ricorrono sviluppandosi in varie situazioni chiaramente presentate.
La dinamica di ogni opera appare diversificata, guizzante per i rapporti che vengono a instaurarsi tra gli elementi della composizione. In tutte e quante le opere, l'artista entra in possesso a tal punto degli elementi da riuscire a ritrarli in tratti centrati, sapienti, sulle base di una solida struttura.
Prendiamo ad esempio un dipinto significativo, attorno al quale ruotano fantasia, ritrattistica, paesaggismo, commemorazione, in un intreccio estetico in grado di assorbire le forme colorate, in un procedere a incastro degli argomenti.
E' la strada ferrata "Napoli-Portici", 1839, sovrastata, nella tela di Colombo, da una citazione paesaggistica tradizionalmente bella, con il Vesuvio che libera nell'atmosfera tutta la sua ribellione, in una visualizzazione dai colori incandescenti del porto di Napoli. Il piccolo treno, il primo della linea ferroviaria italiana, è rappresentato nei colori dell'italianità ribadita da una citazione dell'effigie di Giuseppe Garibaldi, il quale, proprio a bordo di quel treno, attorniato dai suoi rivoluzionari, entrò nella città partenopea.
L'esattezza dei riferimenti alle monete e al francobollo commemorativo, con l'annullo speciale, completa il tutto.
Per la "Torino-Genova", 1854, l'artista ha scelto il contrasto tra la celebrazione ufficiale dell'inaugurazione alla presenza del re e lo svolazzare delle sottane in un allegro Café Chantant di Torino, nei pressi della stazione. Poi, il tono si fa pacato nel dialogo con l'ambiente, nella presentazione dell'ardito viadotto di Serravalle Scrivia da una parte e dall'altra, della famosa galleria dei Giovi.
La ferrata "Ferdinandea" Milano-Venezia, 1842, apre una girandola di immagini a cominciare dal celebre ponte da Mestre a Venezia, poggiante su 75mila pali di larice lunghi quattro metri. Qui il colorismo si attenua nel dolce ricordo lagunare e nella rivistazione del famoso padiglione alla moda del Caffè Gnocchi di Milano, mentre dà un'accelerata cromatica il profilarsi della nuova Stazione Centrale del capoluogo lombardo, terminata nel 1865.
Era un viaggiare romantico, quello di allora, che innescava visioni letterarie e spunti artistici. "Il viaggio - scrive Maupassant ne "Al sole" - è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno."
Il Passo del Brennero apre il varco per giungere con il treno, traversando le bellezze naturalistiche delle Dolomiti, fino a Verona, la città romantica per eccellenza. E' il biancore delle nevi il leit-motiv di questa tela che illustra alcuni momenti salienti della costruzione della "Ferrovia del Brennero", entro il cui ambito si attua un'opera ciclopica come la deviazione in galleria del fiume Isarco. Prendono avvio nei dipinti le rivisitazioni epiche, come i grandi Trafori succedutisi nei decenni dopo quella mitica galleria tra Bardonecchia e Modane sotto il "Frejus".
Ed è il passaggio della prima locomotiva attraverso la galleria, nel 1871, a catturare il pennello e la tavolozza di Colombo; una sbuffante locomotiva avanza sulla tela tra l'entusiasmo generale. E per il traforo, la geniale ideazione della perforatrice ad aria compressa utilizzata per lo scavo è opera di tre ingegneri italiani. Il monumento ai Caduti conclude l'opera.
E' lo stesso sentimento di dolore, nella mesta partecipazione dei compagni, che impregna l'altorilievo di Vincenzo Vela, creato per ricordare i 117 operai periti nel corso dei lavori per il "Traforo del Gottardo", a memoria di un'epopea umana che ha realizzato opere rimaste nella storia dell'umanità. Nel dipinto sulla 'Via Gentium', come era chiamata tale percorrenza antichissima, si apre la strada ferrata nel 1882: campeggia con eccezionale verismo la citazione artistica della scultura, mentre fanno da cornice in una cromatica evidenza i francobolli commemorativi e le medaglie.
Il pathos più elevato si percepisce nell'attacco all'ultimo diaframma per il "Traforo del Sempione", inaugurato nel 1906. Sergio Colombo immagina una visione dantesca in un movimento a spirale in cui si addensano, nelle membra delle squadre di lavoratori, il sacrificio, il coraggio dell'impresa, l'abilità operativa. A fare da controcanto, il manifesto per la Grande Esposizione Internazionale di Milano, attivata in occasione dell'apertura del servizio ferroviario del Sempione.
Lasciato il territorio epico-tragico della fatica dell'uomo e delle ciclopiche imprese sotto le Alpi per aprire nuove strade alla conoscenza tra i popoli, compaiono alcune tele che riprendono il tema del fascino del viaggio.
Come non proporre l' "Orient Express" ? O la "Valigia delle Indie" ?
Per il treno più famoso del mondo, simbolo della raffinatezza e del lusso della Belle Epoque, una deliziosa silhouette alla Toulouse Lautrec rientra nel gusto e nell'atmosfera irreale di questi vagoni siglati da un'eleganza senza pari che traversavano l'Europa con il loro mitico alone.
E che dire della provocante donnina che accompagna l'opuscolo dedicato ai Wagon-Lits del 1898? Quell'affascinante "Peninsular Express" da Londra si portava a Brindisi in 47 ore per imbarcarsi sulla nave che consentiva di raggiungere Bombay, attraverso anche il Canale di Suez già aperto. Una meraviglia di efficienza e di stupori paesaggistici. La fantasia dei colori luminosi nel dipinto si lascia sopraffare dall'esotismo, inseguendo il quale, letteratura e cinema hanno liberato le trame più inedite.
Altrettanto famosi furono i Treni papali, qui immaginati nella ridondanza di stemmi, decori e velluti; l'effigie di Papa Mastai Ferretti, Pio IX, dice della sua lungimiranza nel volere le prime strade ferrate nello Stato Ponitificio.
Ma anche il territorio del Varesotto è assurto alla Storia dei Trasporti per la prima Ferrovia Elettrica Italiana, la "MIlano-Varese-Porto Ceresio" a terza rotaia. C'è tanta varesinità nel ricordo-rimpianto tematico di Colombo: il teatro Sociale abbattuto per la cementificazione dilagante negli Anni Cinquanta, l'inaugurazione dell'Esposizione di Varese nel 1901 ai Giardini Estensi, il profilo consueto della stazione, il ponte ferroviario sulla Valle Olona. In questo affettuoso omaggio alla città, non poteva mancare il cenno pittorico al Lago.
Per tutto il ciclo delle opere in questione, è il figurativo a rapportarsi con il tema sempre variato in una infinita modulazione di rapporti, con le possibilità evocatrici degli elementi storici inseriti nelle valenze pittoriche dell'insieme.
La strutturazione delle composizioni rifrange l'evento in tanti punti di vista, sì da renderlo estremamente piacevole alla lettura. Entro la gamma espressionistica tipicamente lombarda, che ha connotato l'operatività ormai cinquantennale di Colombo, si ripropone quella sensibilità cromatica che porta direttamente al sentimento dell'anima. La forza luminosa del colore traduce sulle tele una saldezza figurale che, comunque, mai perde di tensione e talora acquisisce anche drammaticità.
La ricerca storica si arricchisce di risonanze libere, mai entrando nella forzatura agiografica. L'oggettualità del ciclo, a lungo meditato dall'artista e realizzato con la passione della ricerca nella correttezza documentaria avallata dall'illustre prof. Ogliari, si avvale, nella coerenza interpretativa, del proprio impulso emozionale dinnanzi a fatti che si propongono densi di seduzione.
Colombo coniuga il magistero della sua tecnica pittorica al fascino dell'arte che crea visioni, suggerendo concatenazioni e sospensioni memoriali. Al di là dell'esattezza storica, il vero protagonista è il treno. Quel treno, che abbiamo tutti fanciullescamente amato, nella più alta poesia del viaggio. Quello dell'immaginazione.

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